Come ammazzare il marito senza tanti perchè by AMURRI Antonio

Come ammazzare il marito senza tanti perchè by AMURRI Antonio

autore:AMURRI Antonio
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Arnoldo Mondadori Editore
pubblicato: 1976-05-14T16:00:00+00:00


Il marito vedovo

(The inusual hushand)

Il vedovo è quel tipo di marito che non può più nuocere alla moglie perché le ha già nuociuto a tal punto da farla fuori senza averle mai dato la possibilità di ammazzarlo. Un sottile gioco di tempismo che ha visto purtroppo un vincitore anziché una vincitrice.

Ciò non toglie che anche il vedovo sia un tipo di marito da eliminare (anche se purtroppo la sua ex-signora non è in grado di occuparsi personalmente della faccenda).

Fra le svariate sfaccettature della perfida personalità d’un vedovo, vorremmo mettere in luce quella che è forse la più illuminante, comunque la più adatta per mettere a fuoco l’intollerabile menefreghismo dell’uomo. Intendiamo riferirci al comportamento di costui subito dopo il funerale della moglie, durante il quale ha recitato una mezza dozzina di scene madri, culminanti nella pietosa frase: «Seppellitemi con lei!» (alla quale gli astanti reagiscono ormai con una poderosa salve di pernacchie).

Ritornando a casa, confortato dalla vicinanza degli intimi che vigilano perché non compia «un gesto irreparabile», il vedovo si aggira per le stanze toccando amorevolmente le cose che lei usava ogni giorno, sussurrando con voce rotta dalla commozione: «Poverina, poverina… Non la rivedrò mai più…».

E gli intimi, premurosi: «Non fare così…».

«Chi me la ridarà la mia Elisabetta! Betta, Bettina mia…», gracchia l’uomo portandosi il fazzoletto agli occhi.

E gli intimi, con un tono di dolce rimprovero: «Federico, ci avevi promesso di fare il bravo…».

Ma il piagnucolosoide ci sguazza, gli dà sotto coi singulti: «Betta!» esclama davanti alla foto della defunta, «ritorna da me, Betta!».

Gli intimi si guardano fra loro desolati; alcuni si esibiscono nella lacrima di rito, mentre il vedovo singhiozza apertamente per meritarsi l’aggettivo di «inconsolabile».

Un intimo gli si avvicina con addolorato rispetto e, facendo la voce di circostanza, sussurra: «Federico, in due giorni hai mandato giù soltanto un bicchiere d’acqua… Cosa vogliamo fare, vogliamo ammalarci?…».

«No, no… Non chiedetemi di mangiare…» si lamenta l’uomo. «Ho come un groppo qui…» aggiunge toccandosi lo stomaco e alzando al cielo gli occhi dolenti.

«È la fame, caro…» dice una intima, con voce angelicamente melodiosa.

«Non posso mangiare, mi sembrerebbe di fare un torto alla mia Betta…» ripete il vedovo, sbaciucchiando la foto della moglie.

Gli intimi cercano di far breccia, se non nel suo cuore, almeno nel suo stomaco.

«Non ti diciamo mica di fare un pranzo…» dice un intimo più intimo degli altri. «Ma almeno un sorso di brodo potresti mandarlo giù!»

«Il brodo? Per carità! No, il brodo no…» dice il vedovo con un gesto di ripulsa. «Ci mancherebbe altro!» Poi, dopo un attimo: «Brodo di dado?».

«Ma quale dado! Di pollo, manzo e vitella! È venuto così buono… Ti ci facciamo la stracciatella con l’uovo, così ti sostiene…»

Il vedovo finge di resistere: «Ho lo stomaco chiuso, non ce la faccio… Hai detto pollo, manzo e vitella?»

«Sì, caro, con le carotine…»

«Ma come posso…» singhiozza il vedovo. «Lei è ancora calda nella tomba…»

«Anche il brodino è caldo, Federico… Su, una tazzina soltanto…»

«L’avete sgrassato?»

«Certamente!»

«Beh», dice l’uomo con un sospiro di rassegnazione, «datemene un sorso, ma soltanto un sorso…»

Cinque minuti dopo è già alla terza scodella.



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